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Tino da Camaino è sicuramente uno degli artisti più illustri che ha lasciato tracce della sua opera nella città di Teggiano. Attivo nel XIV secolo, lo scultore senese cresciuto nella bottega di Giovanni Pisano, trascorse l’ultima parte della sua attività artistica al servizio di Roberto d’Angiò, a Napoli, dove realizzò monumenti per la casa reale che costituirono un modello di riferimento per tutta la scultura del Trecento.

Nel corso della sua vita realizzò una serie di monumenti funebri. Tra questi è importante ricordare quello di Arrigo VII nel duomo di Pisa, quello del vescovo Antonio d’Orso, morto nel 1321 e il monumento funebre a Enrico Sanseverino, ubicato nella chiesa cattedrale di Santa Maria Maggiore a Teggiano.

La tomba di Enrico Sanseverino scolpita da Tino di Camaino

La tomba di Enrico Sanseverino realizzata nel 1336 è, senza ombra di dubbio, una delle opere più raffinate presenti nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore a Teggiano.

Tomba di Enrico Sanseverino

Dettaglio Tomba di Enrico Sanseverino

Tommaso Sanseverino, Gran Connestabile del Regno di Napoli, fondatore della Certosa di San Lorenzo a Padula e del Castello di Diano, chiamò a Teggiano Tino di Camaino per realizzare il monumento funebre del figlio primogenito Enrico, morto giovanissimo nella Crociata a Gerusalemme.

Il monumento funebre di Enrico Sanseverino scolpito da Tino di Camaino è molto simile a quello del Duca di Calabria e a quello della moglie Maria d’Angiò, dello stesso autore, che si trovano a destra dell’altare maggiore della chiesa di Santa Chiara di Napoli.

L’eleganza sinuosa delle linee e la robustezza costruttiva del monumento funebre di Enrico Sanseverino, insieme alle tombe napoletane scolpite dallo stesso autore,  possono essere considerate un’importante traccia lasciata dall’artista nella scultura gotica dell’Italia meridionale.

Nella Cattedrale di Santa Maria Maggiore a Teggiano il monumento si può ammirare nella navata destra.

Nell’opera il sarcofago, che poggia su sottili colonne tortili, mostra immagini scolpite di apostoli. Sul coperchio è ritratto, dormiente, il conte Enrico in abito da crociato.

Nella parte superiore è raffigurata la presentazione di Enrico, inginocchiato e con la spada al fianco, alla Madonna con Bambino, affiancata dagl’angeli e da Sant’Enrico di Hoistoffen con in braccio un infante che simboleggia l’anima del morto.

Piccola biografia di Tino di Camaino

Tino di Camaino è stato il massimo scultore senese del XIV secolo.

Cresciuto nella bottega di Giovanni Pisano, fu attivo nella realizzazione di grandi monumenti funebri. Tra questi è importante ricordare quello di Arrigo VII nel duomo di Pisa e quello del vescovo Antonio d’Orso, morto nel 1321.

 

L’ultima parte della sua attività si svolse a Napoli al servizio di Roberto d’Angiò, dove realizzò monumenti per la casa reale, che costituirono un modello di riferimento per tutta la scultura del trecento.

 

Nella sua attività architettonica progettò il castello di S. Elmo e la Certosa di S. Martino.

 

Tino era figlio dello scultore Camaino di Crescentino, si formò a Siena mentre Giovanni Pisano lavorava alle statue della facciata del duomo. Probabilmente i due scultori collaborarono nella realizzazione del pulpito di S. Andrea a Pistoia.

 

In seguito, Tino da Camaino si trasferì a Pisa. La prima opera che in modo concorde gli si attribuisce è l’Arca di S. Ranieri, che rivela assonanze con la pittura senese contemporanea.

Molto più tendenti all’arte di Giovanni Pisano sono il fonte battesimale,  una Madonna col Bambino e la tomba di Arrigo VII, entrambe realizzate per il duomo di Pisa e commissionata all’inizio del 1315.

 

Rientrato a Siena, realizzò nel duomo la tomba del cardinale Petroni, una struttura complessa i cui elementi sono connessi in modo liberamente armonico.

 

Si trasferì presto a Firenze dove realizzò la tomba di Gastone della Torre, patriarca di Aquileia e nel duomo della città, la tomba del vescovo Antonio d’Orso.  L’immagine del morto seduto è tra le più intense sculture di Tino da Camaino.

 

Infine, operò a Napoli e vi restò fino alla morte, lavorando anche come architetto e ingegnere.

Tutte le opere riprodotte in foto sono di proprietà della Diocesi di Teggiano – Policastro. Tutti i diritti sono riservati ed è vietata ogni forma di riproduzione. Le foto presenti nel portale sono state autorizzate dalla Diocesi di Teggiano – Policastro con autorizzazione del 15.02.2022.

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