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Teggiano Avantgarde: 17 Opere che Esplorano la Figura Umana 

 

La figura umana è al centro della mostra “Teggiano Avantgarde,” dove verrà rappresentata in molteplici forme: presente, evocata, astratta.

Ogni opera è pronta a stimolare un vivace dialogo con il pubblico, sia a livello percettivo che concettuale.

Nei vicoli, sulle scalinate, attraverso archi e nelle piazze, così come sulle torri del maestoso Castello di Teggiano, verranno esposte le diverse strategie di presentazione create da 16 studenti della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Questo insieme di opere offre una variegata rappresentazione del corpo umano, dove convivenza e conflitto creano un paesaggio installativo che riflette le sfide e le contraddizioni del nostro tempo.

Qualche anticipazione sugli artisti e le opere, commentate direttamente dagli autori.

Irene Macalli - Identità

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C’è un momento nella vita in cui ci domandiamo se non sia il caso di cambiare aria. Può succedere perché un luogo, un tempo importante, ci è diventato indifferente. Può anche capitare che ci sentiamo intrappolati nel nostro paese d’origine o che il paese stesso sia pericoloso per la nostra sicurezza. I primordi dell’evoluzione dell’essere umano ci ricordano gli spostamenti dell’uomo, e l’attualità ci ricorda quanto la migrazione dell’essere umano sia diventata un fenomeno di cui non si può fare a meno di parlare. È inevitabile non dire che forse l’essenza dell’umanità sia proprio il movimento. Da sempre, l’uomo è stato alla ricerca di qualcosa di nuovo, che sia un cambiamento o una salvezza. Eppure, il cambiare luogo ci sembra ancora così anormale, come se decidere dove svolgere la nostra vita sia un errore.

 

L’installazione “Identità” mette in risalto solo due elementi: i mattoni di cemento che ricordano la costruzione di un luogo sicuro, la casa, e le scarpe bianche, che fanno riferimento all’identità di un individuo intento a spostarsi da un luogo all’altro, costretto o meno, lasciandosi alle spalle ciò che considerava casa.

Carlo Menale - Nulla nuova, buona nuova, 2022

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Il mondo come noi lo conosciamo e le sue risorse sono fortemente compromesse, e un giorno si esauriranno. La crescita esponenziale della popolazione, il benessere, lo spreco e l’eccessivo consumo determineranno la fine delle potenzialità del pianeta. La matematica non mente e afferma con certezza che il tempo non sarà abbastanza per la rigenerazione delle risorse necessarie, per cui tutto si consumerà.

Alessia Cristofaro - Praesentia non veritas, 2023

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Perdersi nella visione, è questo lo scopo, il principio e fine ultimo. La Presenza, ciò che si osserva, non sempre è riconducibile alla realtà ma a una visione spirituale e superiore: il Numinoso è la sua rappresentazione più completa, la purificazione della sacralità che ognuno aspira. Chi osserva può avere esperienza di essa. Con la propria predisposizione mentale, si potrà avere un rapporto personale con la spiritualità che l’opera conduce; essa mostra la possibilità di poter unire, fin quando sia possibile, l’aspetto sacrale della trascendenza alla sfera della realtà imminente, della quale il numinoso può solo riaffiorare. La forza in essa ci spinge a una dimensione inconoscibile che ci attira e, nel mentre, ci tiene lontani perché irrappresentabile ed irraggiungibile. Chiunque osservi si perde nel Numinoso, nella sacralità in ogni forma possibile, dove la conoscenza perfetta resta immutata.

Antonella Balina - LIMITARE

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L’essere umano tende sempre a ampliare le proprie conoscenze, competenze, o anche solo il suo vivere a questo mondo. Ma in molte, se non troppe situazioni, ci sono fattori esterni che tendono a limitarci, come la sfera raffigurata in quest’opera, che tende a crescere, ma viene però ostacolata da quella che sembra una rete di elastici molto spessi. Questa rete avvolge la crescita della sfera, impedendola, rendendo possibile solo fermare la sua crescita, o nel peggiore dei casi, riducendola o addirittura distruggendola.

Deanna Acanfora - “Casa”, 2023

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La scultura trova riferimento nelle korai dell’Eretteo e nelle ‘Famme maisons’ di Louise Bourgeois. La presenza di una casa in cemento all’apice della scultura viene giustificata da ciò che essa rappresenta, ovvero, uno spazio privato e intimo che diventa specchio e riflesso dell’intera soggettività dell’individuo, della sua parte cognitiva, affettiva e della sua memoria. Essa rappresenta simbolicamente un’estensione “architettonica” della nostra stessa pelle, un confine psichico, e non soltanto materiale, mediante il quale non solo ci separiamo dall’esterno, ma preserviamo e ridefiniamo la nostra identità. Un luogo confortevole, “familiare”, che può rappresentare una prigione, in quanto spazio di un contesto per l’apprendimento di un modello sociale che condiziona il nostro percorso di vita, ci rende schiavi di un sintomo, di un bisogno, di un’ossessione, di uno schema o anche solo della nostra fantasia o della nostra immaginazione.

ANTONELLA FUSHA - PEOPLE

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Le persone non amano, le persone non comunicano, le persone non si confrontano, sono mute, senza identità… Con questa opera ‘PEOPLE’, vorrei che l’arte mettesse in vibrazione gli animi, per promuovere il desiderio/bisogno di comunicare, dialogare, condividere ed amare.”

Lorena Raia - Label

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Al giorno d’oggi, i vestiti sono tutto nella costruzione di una personalità. Per i ragazzi, la forma diventa più importante della sostanza, è il modo in cui si presentano sul palco scenico del mondo. La moda si può dire che crea la tua personalità, svolge il lavoro al posto tuo, perché sei ciò che sembri. Vieni catalogato dagli altri a seconda di come appari. Come assumersi un posto nella società con un ruolo comprato in cui ci si vuole identificare.

“Label” riflette su questo. Nella tipica posa del Pensatore di Rodin, il modello medita proprio su questa caratteristica sociale. Dubita della propria identità, si chiede se effettivamente ci sia qualcosa dietro quest’apparenza, dietro quello che indossa. Alla base di ciò che spinge un individuo ad adeguarsi alla massa c’è il bisogno del senso di appartenenza, che viene ottenuto con l’acquisto morboso di oggetti attraverso il consumismo sfrenato. Il risultato è inevitabilmente l’ostentazione di questa fatiscente identità, perché comprata e quindi poco originale, attraverso i vestiti di marca o di uno stile particolare e anticonformista.

Chi studia questi fenomeni afferma che il cambiamento incessante nelle tendenze dell’abbigliamento corrisponde parallelamente alla vita frenetica delle metropoli. Le mode, infatti, sono sempre nate nei grandi centri, mentre periferie e campagne erano i fanalini di coda. Invece, oggi il potere dei social media e l’affermazione di nuove figure come gli influencer hanno reso il processo di imitazione molto più uniforme e immediato.

In tutto ciò, “Label” affronta un conflitto interiore, che è anche sociale: la lotta fra la volontà di essere unici e la pressione dell’appartenenza sociale a un gruppo. Questa dialettica, secondo gli studiosi, è intrinseca nella condizione umana, e non c’è un vero e proprio vincitore perché le due anime convivono nel fenomeno.

Angela Pagano - Let's break the wall, 2023

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Con il mio lavoro, indago lo spazio circostante in relazione al corpo, soprattutto allo spazio interno. Oggi viviamo un periodo di incertezza, precarietà, superficialità, e ciò che appare sta diventando il modulo più importante, pensando meno al versante interiore. Il muro nella storia ha significato di limite, confine, divisione, non è altro che un’invenzione dell’uomo che da sempre causa morte, devastazione e guerre che continuano incessantemente minando l’esistenza sempre più precaria.

Mi piacerebbe far riflettere chi osserva le mie opere, a guardare oltre la superficie, ad esserci per il prossimo, a risvegliare quei sentimenti che ci legano e a pensare a un benessere comune e non solo personale. Quando dico “guardare oltre la superficie”, intendo liberare la mente da tutti i luoghi comuni, pregiudizi che appiattiscono la vita, guardare nella profondità dell’animo altrui e cercare di comprendere l’altro, in modo tale da costruire legami forti abbattendo i muri visibili e invisibili.

Massimo Medini Rossi – Metopoli

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Con questa installazione ho cercato di rappresentare il degrado urbano delle periferie, prendendo spunto dalle vele della 167 di Scampia. La scarsa manutenzione da parte degli enti preposti, la quasi totale indifferenza delle istituzioni e la scarsità dei servizi a disposizione degli abitanti del territorio, mi hanno portato a immaginare che questi ultimi abbandonati a loro stessi, come topi, abbiano incominciato ad arrangiarsi con ogni mezzo pur di sopravvivere. Lo stigma, dietro il quale si giustificano i disservizi funzionali di gestioni che negli anni non hanno certo arricchito la zona, è la scusa per non intervenire fattivamente su determinate problematiche, fuorviando la pubblica opinione convincendola che la colpa del degrado sia esclusivamente colpa degli abitanti della zona.

Andrea Gubitosi - "MEDICANE", 2023

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L’opera vuole rappresentare sul piano materico-fenomenologico un evento meteorologico che gli studiosi hanno denominato come “uragano mediterraneo”, dall’inglese MEDIterranean hurriCANE. Il fenomeno in questione è un sistema di bassa pressione caratterizzato da un nucleo caldo, anche detto “occhio del ciclone”. La formazione di vortici ciclonici sull’area del bacino Mediterraneo è del tutto anomala per le nostre latitudini, ma ora, a causa del cambiamento climatico, questo è possibile. Temperature delle acque marine superiori ai 26 gradi centigradi e lo scontro tra masse d’aria calda e fredda sono gli ingredienti necessari alla formazione di violente alluvioni e grandinate. L’aumento delle temperature alimenta il processo di tropicalizzazione del clima Mediterraneo.

La nostra identità culturale si costituisce sull’identità climatico-ambientale del territorio che ci ospita. Nell’opera si legge la presenza di alcuni simboli vegetali rappresentanti la macchia mediterranea tra cui pino, alloro, ulivo e rosmarino. Rami e foglie sono frantumati e centrifugati dal cambiamento, ritraendo così l’immagine del processo di decadimento.

Stefano Amoroso - L'attenzione che risveglia le cose

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La scultura in sé, nell’arte, è la rappresentazione plastica di un soggetto o di un concetto, mediante l’uso di tecniche e materiali. Queste rappresentazioni plastiche, per quanto possano presentare forme dinamiche, sono caratterizzate dalla staticità che naturalmente le compone. E se, in questo stato di immobilità scultorea, queste opere stiano semplicemente aspettando un aiuto esterno , per poter prendere vita anche solo per un secondo? Ciò che può dare vita a tutto questo è il ruolo fondamentale dello spettatore. Con la sua presenza e attenzione verso l’opera, le regala attimi di vita, facendola uscire per qualche istante da questo lungo stato di immobilità.

L’opera qui presentata raffigura una donna angelo, che protende il braccio come se stesse chiedendo aiuto. La struttura del corpo, interamente statica, viene contrastata dalle due grosse ali, le quali nonostante le dimensioni e l’apparente immobilità, presentano una leggera struttura meccanica che le rende dinamiche e movibili come se fossero reali. Ciò che caratterizza la scultura è un meccanismo elettronico che le fa prendere letteralmente vita. Un sensore, nascosto nel corpo della figura, rileva la presenza dello spettatore, e tramite un sistema di cavi, fa muovere le ali come se fossero reali e vive. Lo spettatore con la sua attenzione verso la scultura, la fa uscire dal suo stato di immobilità, e quest’ultima lo ringrazia con un leggero battito d’ali.

Marco Graziano Antro dell’Io

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Taglia ’58

Ferro, polistirolo, jeans

L’opera nasce dal costante bisogno di stare bene con il proprio fisico, una riflessione dell’artista in merito ai propri problemi di sovrappeso. Questo suo doppio è ossessionato dal suo peso ed è divenuto uno scheletro, pur tuttavia continuando ad indossare quel “maledetto” pantalone di una taglia maggiore.

Senza fondo

Legno, scarpe, tessuto, gommapiuma

Una critica diretta alla Fast Fashion e all’accumulo spropositato di vestiti: proprio a causa di ciò il mobile è divenuto una creatura che inghiotte ciò che viene comprato.

Siediti! 

Ferro, polistirolo

L’opera vuole trasmettere tensione a chi la osserva. L’oggetto, animalesco, non vuole essere sfruttato come sedia e si difende con gli aculei, caratteristica tipica di alcuni animali come gli echinodermi. Può suscitare allontanamento e asocialità, nonostante il suo pericoloso richiamo.

Antonio Cavaiuolo

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Nell’ombra  – Ferro 170cm

Aspettando nel rientro della luce.

Adamo ed Eva – Ferro 165cm

Rappresenta l’incontro primordiale dell’umanità: equa e solidale.

Metamorfosi – Ferro 210cm
La mutazione di una donna gravida che ha presagio di qualcosa, affidando ciò che porta in grembo ad un altro essere vivente diverso da sé.

Stefania Ciocca - Persistenza

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L’opera affronta il tema della resilienza, attraverso il rapporto tra un solido – la roccia – e un liquido, l’acqua. La roccia diviene simbolo dell’immutabile e invalicabile, degli ostacoli che si incontrano sul proprio cammino; l’acqua incarna l’idea perfetta di adattamento a tali avversità: siamo abituati a pensare che i liquidi si adattino alla forma di qualsiasi recipiente, ma l’acqua, attraverso l’erosione idrica, ha la capacità di disgregare qualunque materiale attraverso una paziente persistenza. Nell’opera questo processo emerge dalla traccia indelebile lasciata dall’acqua sul masso, una silhouette di una figura femminile, ricolma, a segnare il catartico momento in cui non sarà più un fluido ad adattarsi ad un solido bensì l’opposto, prefigurazione della capacità di resistere ad uno sforzo prolungato per uscirne migliorati.

Rocco De Paola – SHAMAR

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Alle prime luci dell’alba, i carabinieri di Salerno hanno fatto eseguire l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Potenza su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di 7 persone del Vallo di Diano, di cui una in carcere e cinque ai domiciliari ed una sottoposta all’obbligo di dimora. L’accusa è di traffico organizzato di rifiuti e inquinamento ambientale.

Questa l’introduzione di uno dei molteplici articoli che, nella mattina del 12 aprile 2021, sconvolsero totalmente la quiete degli abitanti del Vallo di Diano. L’operazione che fece emergere questa vicenda, fu chiamata “Shamar” una parola ebraica che significa “custodire gelosamente, tenere caro, ritenere prezioso”. Improvvisamente, quell’oasi verde, vista da tutti come un luogo sano e privo di contaminazioni, diventava lo spettro di una nuova Terra dei fuochi.

Quanto è giusto, però, definire “improvvisa” questa nuova consapevolezza? Estremamente poco, considerando che, già nel lontano 2007, ci si era trovati davanti al disastro ambientale che diede vita all’epopea relativa al famigerato processo Chernobyl. Tale processo, inchiesta del 2007 della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul disastro ambientale causato dallo smaltimento di ingenti quantitativi di fanghi tossici nei territori dell’Irpinia, del Vallo di Diano, della Piana del Sele, del Foggiano e del Beneventano, fu chiuso dal presidente del Tribunale di Salerno con sentenza di assoluzione per i 38 imputati di disastro ambientale, nel marzo del 2018.

Era importante fare questa premessa prima di poter esporre il significato dell’opera “Shamar”, che prende nome proprio dal processo, dall’operazione, di cui si è già parlato in precedenza. La poltrona, da un punto di vista simbolico, è legata ad ambienti particolari, come quello della politica o del potere. La scelta non poteva che ricadere su quest’oggetto per la realizzazione dell’opera. La poltrona rappresenta, nel gergo contemporaneo, uno degli elementi che si associano maggiormente alla politica, al luogo effettivo da cui si gestisce, fisicamente, un potere amministrativo.

Una poltrona che pian piano è corrosa, squagliata, dal materiale tossico presente ormai nel territorio di chi, su quel simbolo, siede silenziosamente. Una poltrona ormai disgregata a causa dell’omertà di chi chiude tali processi con l’assoluzione dei colpevoli. “Shamar” rappresenta una critica sociale, rappresenta un grido di rivolta che sposa e abbraccia le attività di tutte quelle piccole particelle che, ogni giorno, si battono per la lotta alle ecomafie, rappresenta la messa a nudo della realtà dell’entroterra, della provincia dimenticata che non ha neanche la forza per rendersi conto di quanto la propria casa sia violentata.

“Shamar” è un atto politico.

Come visitare la mostra

Per visitare la mostra  Teggiano Avantgarde, dal 14 al 30 settembre, e per orientarti nel centro storico alla ricerca delle installazioni, hai a disposizione una mappa digitale disponibile qui dal 14 settembre o puoi semplicemente scannerizzare i QR code posizionati in vari punti della città vecchia.

Inoltre, per facilitare la tua passeggiata nel centro storico, ti consigliamo di alzare lo sguardo mentre cammini. Lungo tutto il percorso di Teggiano Avantgarde, troverai degli stendardi gialli che segnalano le opere della mostra, aiutandoti così a non perdere nessuna installazione.

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