Top

Chiesa della Santissima Pieta’

Le opere d’arte della Chiesa della Pietà

🇮🇹

🇬🇧

🇫🇷

La Chiesa della Santissima Pietà, insieme alla cattedrale di Santa Maria Maggiore, è il luogo di maggior pregio artistico della città di Teggiano.

La sua storia è profondamente legata a quella dei Sanseverino, nobile famiglia di stirpe normanna che resse la Signoria di Diano e il Principato di Salerno. Furono proprio i Sanseverino, nel 1471, ad assegnare ai Francescani Osservanti il complesso abbandonato dalle monache benedettine.

I Sanseverino fecero della Pietà la loro chiesa prediletta, abbellendola con opere realizzate dai migliori artisti locali dell’epoca. Col tramonto del loro potere, la Chiesa della Pietà rimase cara alla nobiltà dianese, che la scelse spesso come luogo di sepoltura. Oggi la Chiesa continua ad essere officiata, mentre il Chiostro e il Refettorio possono essere utilizzati per manifestazioni culturali.

Il portico d’ingresso

Insieme alla maestosa scalinata di accesso, l’elemento che caratterizza maggiormente la facciata esterna della Chiesa della Pietà, è senz’altro il bel portico a tre arcate, tipologia architettonica che è possibile ritrovare in più di un luogo di culto dell’antica Diano.

Notevole anche il portale scolpito, che orna l’ingresso della Chiesa. L’architrave, decorato con motivi floreali, reca scolpita la data del 1475, che secondo alcuni potrebbe essere letta come 1476. Entrambi i piedritti, gli elementi portanti verticali, poggiano su suggestivi leoni di pietra. Di gran pregio la lunetta che orna il portale, con la raffigurazione della pietà in bassorilievo.

La navata maggiore della Chiesa della Pietà

Subito sopra il varco d’ingresso alla Chiesa, è sistemata una preziosa cantoria in legno decorato. La facciata a vista presenta 13 figure dipinte, una Madonna con bambino in posizione centrale e 12 Sante, non tutte identificabili. La cantoria conserva anche un antico organo a canne estremamente scenografico, che è uno dei più antichi presenti nel territorio salernitano.

Interessanti opere d’arte sono poste sopra gli altari che corrono lungo la parete di destra. Quello più vicino all’ingresso conserva un dipinto dal titolo Miracolo di San Diego dal Cala che, come recita un’iscrizione, fu realizzato nel 1602 da Giovanni Balducci, pittore manierista fiorentino.

Cinquecentesco e anonimo è, invece, l’affresco della Dormizione di Maria, che orna l’altare successivo. Un folto gruppo di santi circonda la Vergine Addormentata, pronta ad essere assunta in cielo.

Il terzo altare presenta un affresco datato 1545: vi è raffigurata la Madonna di Loreto fra le Sante Lucia e Agata, con la Santa Casa e le architetture del Santuario Lauretano a fare da trono alla vergine.

Gli ultimi due altari laterali presentano, infine, una grande tela dell’immacolata e una statua lignea di Sant’Antonio da Padova, con a fianco quadretti ad affresco raffiguranti storie del Santo.

La navatella laterale

La prima delle due cappelle, che subito dopo l’ingresso si apre su di essa, è anche quella più interessante dal punto di vista storico e artistico. Fu infatti patronato prima dei duchi di Cala, quindi dei duchi Schipani, famiglie che ebbero in tempi successivi, la Signoria del feudo di Diano.

Sull’altare un dipinto di grande suggestione che ha per titolo Sangue del Redentore. L’opera non è firmata, ma è attribuita a Nicola Peccheneda, pittore che operò tra Campania e Basilicata nella seconda metà del XVIII secolo.

Sul lato destro di chi entra nella Cappella, è posizionata un’altra tela interessante, una presentazione di Maria. Nel rispetto del racconto fatto proprio dalla tradizione cristiana, al centro della scena c’è la Vergine bambina che, accompagnata dai genitori Anna e Gioacchino, viene accolta dai sacerdoti del tempio.

Più modesta la seconda cappella che appartenne alla famiglia Caparra. Sopra l’altare, una nicchia conserva una statua lignea Settecentesca della Santa Francescana Rosa da Viterbo.

In fondo alla navatella, un affresco di gusto protorinascimentale raffigurante una crocifissione: come vuole la tradizione iconografica ai lati del Cristo, in atteggiamento dolente, ci sono la Vergine e l’apostolo Giovanni. Questa scena è contornata da ritratti dei grandi santi dell’ordine francescano, lo stesso Francesco, Antonio, Bonaventura e il vescovo Ludovico da Tolosa.

Un po’ più in alto vi è ciò che resta di un affresco probabilmente più antico, un’annunciazione della Vergine dal sapore tardo gotico.

Il compianto sul Cristo morto di Giovanni da Nola

Il Compianto sul Cristo Morto è  l’opera di maggior pregio della Chiesa, custodita nell’abside sopra un bel palco del 700. Si tratta di un gruppo scultoreo composto da sei statue lignee a grandezza naturale, tutte di una bellezza struggente. Intorno al Cristo, appena deposto dalla croce, si stringono altri 5 personaggi.

In posizione bassa e centrale la Vergine, dolente e vestita a lutto. Ai suoi lati, in piedi e col volto segnato dalle lacrime, la Maddalena e l’apostolo Giovanni, vestiti con insoliti abiti dai riflessi dorati. Agli estremi del gruppo ci sono due personaggi inginocchiati. Sulla sinistra Nicodemo con in mano un paio di tenaglie;  sul lato opposto Giuseppe d’Arimatea, che nella tradizione cristiana reggeva i chiodi e la corona di spine posta sul capo del Cristo crocifisso.

L’opera risale ai primi anni del 500 ed è attribuita a Giovanni Merigliano da Nola, che fu scultore di buona fama.

La committenza è dei Sanseverino, per alcuni del Principe Roberto II, per altri della vedova Maria d’Aragona.

C’è chi, nelle figure di Giuseppe d’Arimatea e di Nicodemo, ha visto proprio la rappresentazione del Principe Roberto II e di suo padre Antonello.

Va, inoltre, segnalato il notevole coro ligneo quattrocentesco ornato con figure di santi francescani, posizionato proprio sotto il gruppo del compianto.

Chiostro e Refettorio della Chiesa della Pietà

Al centro del complesso conventuale della Pietà, c’è il Chiostro porticato con lunette decorate con affreschi raffiguranti le storie di San Francesco.

Un’intera parete dell’antico refettorio è, invece, ornata da un grande affresco, l’Andata al Calvario che reca la data del 1487.

Lo stemma dei Sanseverino, posto in alto a sinistra, pare denunciare una committenza diretta. Non mancano coloro che hanno voluto leggere, in quest’opera, significati politico allegorici legati alle vicende del Principe Antonello.

Solo pochi anni prima, quest’ultimo era stato protagonista sfortunato della Congiura dei Baroni stroncata da Ferdinando, secondo re aragonese di Napoli.

Secondo gli studiosi, l’affresco conterrebbe più di un segnale del sentimento anti-aragonese che animava in quegli anni la famiglia Sanseverino, nonché della vicinanza politica di questi alla dinastia Angioina.

Ad esempio, l’unico personaggio maschile ritratto in basso a destra in mezzo a un gruppo di Sante Francescane è Ezeal de Sabran, che in vita fu al servizio del re di Napoli Roberto d’Angiò.

Sul lato opposto, vi è anche il Santo angioino per eccellenza, Ludovico da Tolosa, figlio di un altro sovrano Napoletano, Carlo II d’Angiò.

Inoltre, nelle insegne del gruppo di armati che sale verso il Golgota, colpisce poi l’uso ripetuto dello scorpione. Non è forse un caso che, in araldica, questo simbolo venisse utilizzato per indicare tanto il popolo ebraico quanto la volontà di non perdonare.

Architettura ed accessibilità

Alla Chiesa si accede attraverso due successive rampe di scale, la prima consta di 13 gradini sul lato sinistro mentre, digradando progressivamente a causa di un lieve dislivello del terreno, sul lato opposto arriva a contarne solo 10. In cima a questa rampa, in posizione centrale, è posta una bella croce in pietra su colonna.

La seconda rampa d’accesso comincia dopo qualche metro in piano e si sviluppa in quattro gradini dall’andamento regolare. La sommità, in quest’ultima rampa, è impegnata da due possenti colonne che, insieme ad altre due colonne poste all’estremità, disegnano un bel portico a tre archi. Ancora pochi passi e si giunge al portone d’ingresso della Chiesa, che due ulteriori scalini sollevano dal livello del suolo.

L’interno presenta una navata principale che sei colonne separano sul lato sinistro da una navatella laterale.

La navata maggiore ha un andamento squadrato e regolare, lungo la parete di destra sono posizionati cinque altari laterali. Quattro di questi sporgono rendendo complicato il passaggio, che risulta invece essere più comodo attraverso il corridoio che si apre tra le due file di banchi.

Nella parte della navata che precede il presbiterio, in posizione centrale, è stata collocata una mensa eucaristica. Dietro di questa 5 gradini, che vanno via via riducendosi di dimensione, portano all’antico altare maggiore che precede un’abside poligonale occupata dal bel coro ligneo e dal soppalco che regge il gruppo Scultoreo del Compianto.

La navatella laterale ha la stessa lunghezza della maggiore, subito dopo l’ingresso principale si apre su di essa una prima Cappella dalla forma poligonale chiusa da un prezioso portone ligneo, un gradino ne separa l’ingresso dal livello del suolo.

L’unico altare, di dimensioni contenute, è posto sopra due scalini.

Procedendo verso la zona absidale, subito dopo s’incontra un’altra piccola cappella chiusa da una grata metallica, che conserva un altro piccolo altare. Da questo punto in poi, altri tre altari laterali sporgono direttamente sul lato sinistro della navatella.

Un ultimo altare con una bella crocifissione ad affresco si trova invece al termine della navatella, in posizione frontale.

Tutte le opere riprodotte in foto sono di proprietà della Diocesi di Teggiano – Policastro. Tutti i diritti sono riservati ed è vietata ogni forma di riproduzione. Le foto presenti nel portale sono state autorizzate dalla Diocesi di Teggiano – Policastro con autorizzazione del 15.02.2022.

3

Scrivi un commento